Benvenuta, Benvenuto nel blog del Partito Democratico di Arzignano.

venerdì 26 novembre 2010

Tutti a Roma!!




Per partecipare alla manifestazione dell’11 dicembre a Roma, Il PD regionale ha organizzato tre treni speciali gratuiti da Pordenone, Venezia e Verona, con tappa a Vicenza. I posti messi a disposizione per la nostra provincia sono 250. Per aderire al treno: http://www.pdvi.it/11dicembre/

domenica 24 ottobre 2010


Stefano Fracasso, consigliere vicentino del Partito Democratico, commenta lo stop subito in Giunta Regionale dalla nuova proposta di riparto delle risorse per le Ulss. “Lo stop – dichiara Fracasso – è un dato preoccupante. Indica che il groviglio del buco nei conti della sanità è difficile da gestire anche per chi ha ottenuto dagli elettori un grande consenso e può contare in Consiglio su una grande maggioranza. Perché lo stop non è venuto dall’ostruzionismo delle minoranze, né da una frenata dei consiglieri di maggioranza, ma direttamente dalla squadra di Assessori a cui Zaia ha dato la sua fiducia, e di cui in questo caso sembra diventato invece ostaggio. Nella proposta bloccata ieri dalla Giunta, alle Asl vicentine viene assegnato un 2.7% di risorse in più, oltre 36 milioni di euro. L’auspicio è che i legittimi interessi del territorio vicentino, che è stato storicamente penalizzato, malgrado una gestione più efficiente dei bilanci della sanità, non siano ora per l’ennesima volta sacrificati dai compromessi al ribasso necessari a Zaia per ottenere il consenso dalla sua stessa Giunta. Forse il voto di fiducia, anziché contro il Consiglio, dovrebbe invocarlo contro i suoi stessi colleghi di squadra”.

domenica 10 ottobre 2010

Tutti i documenti approvati dalle Commissioni dell'Assemblea del Partito Democratico

Le posizioni del PD su scuola, agricoltura, fisco, piccole e medie imprese, trasporti e mobilità, autonomie locali, federalismo, immigrazione

Pubblichiamo i documenti che sono stati discussi ed approvati dall'Assemblea Nazionale del PD dell'8 e 9 ottobre 2010 su scuola, agricoltura, fisco, piccole e medie imprese, trasporti e mobilità, autonomie locali, federalismo, immigrazione. Ogni documento è stato discusso da una Commissione, che ha redatto un verbale con la sintesi delle discussioni.



DI SEGUITO I LINK A TUTTI I DOCUMENTI APPROVATI ED ALLE SINTESI

→ Guardiamo al futuro. Dieci proposte per la scuola di domani


SINTESI del documento


Coltiviamo il futuro. Proposte per l’agricoltura italiana


SINTESI del documento


Per una profonda riforma dello Stato e delle Autonomie


SINTESI del documento


Fisco 20, 20, 20: la road map per liberare i produttori, la progressività, il federalismo


SINTESI del documento


impariamo a vivere insieme


SINTESI del documento


Mobilità


SINTESI del documento


Pensare al piccolo per crescere alla grande


SINTESI del documento

martedì 5 ottobre 2010

Lavoro e politica: due aspetti inscindibili.

Riceviamo e pubblichiamo

Buonasera,

non so chi mi legge e comunque trovo utile scrivervi perchè da molto tempo non so dove trovare persone che mi diano un'po' di coraggio e condividano con me un periodo alquanto triste dal punto di vista economico e politico.
Sono una donna di 45 anni e vorrei tanto dare la fiducia ad un gruppo che sento dalla mia parte, come donna lavoratrice, impiegata e dipendente da 28 anni circa, che si trova con un lavoro instabile e precario.
La vita diventa un'incertezza continua, un'ansia quotidiana, e prendere 1000 euro al mese è umiliante se si pensa a quanta dedizione si ha nell'ambiente lavorativo, senza mai una piccola soddisfazione.
Certo, dicono...finche' c'è la salute....ma la salute non è solo fisica!!!
Qualcuno ci sta logorando, ma chi? E chi ci difende???
Mi vergogno di essere veneta e vedere Bossi in Tv, mi piacerebbe sentire e vedere qualcuno che dice: noi ci siamo, siamo presenti per far fronte anche ai tuoi problemi, alle
tue preoccupazioni, siamo presenti per il tuo futuro e quello dei tuoi figli.
Il problema del lavoro lo risolviamo così:1 ,2,,3 ....proponiamo, cerchiamo di realizzare, arriviamo in fondo ai problemi e torniamo a galla.....
Dove sono i politici? Gli uomini che parlano nelle piazze, che concretizzano, che danno fiducia ???
Ognuno ha il suo mondo, nessuno ha più contatti, più stimoli.
Anch'io nel mio piccolo cerchio dico: ho un lavoro, una piccola casa, non mimanca niente.
Gli altri che si arrangino
MA I MIEI FIGLI ?? E i miei nipoti se ci saranno?? E gli italiani ???
Che peccato !!! Mi piace pensare alla mia infanzia, alle feste dell'Unità, mi piace pensare che sarebbe bello credere, che le persone, tante persone insieme, vincono.

sabato 2 ottobre 2010

Dal blog di Andrea Sarubbi

Arzignano, il paese dove sono andato venerdì sera a parlare di immigrazione e cittadinanza, è diventato famoso nelle ultime settimane per una puntata di Presa diretta sull’evasione fiscale: secondo le indagini della Procura di Vicenza, si stima che le imprese della zona – per lo più concerie –abbiano sottratto allo Stato oltre 300 milioni di euro di Iva. Arzignano è naturalmente terra leghista, così come il vicino Montecchio Maggiore: tutti posti in cui si vincono le elezioni gridando forte contro gli immigrati ed invocando il rispetto delle leggi. Sarà per questo che una storia di ordinaria evasione mi ha colpito così tanto.

Per capire dove risieda il confine della legalità in una terra leghista, basta prendere da quella puntata di Presa diretta una frase dell’ex presidente della locale squadra di calcio a 5 (il fu Arzignano Grifo, campione d’Italia nel 2004 e nel 2006) che non ha mai dichiarato nulla al fisco: “Dovevo dichiarare, però mi sono dimenticato (sorriso)”. “Tu hai fatto l’evasore totale…” “Totale, sì!” “E come ti senti?” “Tranquillo! Io non ho ucciso nessuno, eh! Cioè, io non ho né ammazzato, né stuprato, né violentato e né spacciato… quindi alla fine ho fatto un po’ di evasione, però… non lo vedo un reato così grave, insomma! Io sono sempre stato uno che ha cercato di vivere bene… perché devo vivere male? Vivo una volta sola!”. A causa di queste frodi fiscali, il soggetto in questione (Andrea Ghiotto, nel video qui sopra dal minuto 7:26) non è più presidente della squadra, che ha cambiato nome ed è stata retrocessa in C1. Ed è questo, probabilmente, che ha addolorato di più la comunità locale: non è certo l’evasione fiscale il primo pensiero della giornata, ma piuttosto la sicurezza e gli immigrati. E così, sul capitolo sicurezza, l’amministrazione locale si è scatenata, tanto da mandare una lettera a tutte le ragazze della zona: d’ora in poi, c’è scritto, il sabato sera potrete uscire senza problemi, perché ci sarà una pattuglia della polizia a vigilare su voi. C’erano mai stati episodi di violenza, ad Arzignano? No, ma non si sa mai: è una “presenza di dissuasione”, come si legge nel messaggio del sindaco. Lo stesso vale per gli anziani che devono andare a ritirare le pensioni (state tranquilli, d’ora in poi ci sarà una pattuglia eccetera eccetera) e pure, udite udite, per le assemblee di condominio, che – cito Il giornale di Vicenza – “sono sempre incontri ad alta tensione”: è garantita dunque “la presenza di un vigile in divisa, che ricorda il valore di leggi e regolamenti”. Uno dei problemi più sentiti nell’ultimo periodo è la raccolta differenziata: in estate sono state multate 11 persone che avevano buttato l’immondizia nel bidone sbagliato, e siccome 5 di loro erano straniere si è aperta la caccia all’immigrato. Tanto che, a luglio, il sindaco e l’assessore alla Sicurezza hanno annunciato di voler inviare al ministro dell’Interno una lista nera con i nomi degli stranieri colpevoli, in maniera tale da non concedere loro la cittadinanza. Per non essere da meno, si sta dando da fare anche Montecchio Maggiore, la cui giunta ha approvato una delibera per ridefinire i parametri abitativi degli alloggi: se abiti da solo ti servono 28 metri quadri, in due ce ne vogliono 41, in tre 60, in quattro 70, in cinque 82. Diverse famiglie di immigrati sono entrate in crisi: c’è chi ha appena avuto il terzo figlio ed ha dovuto vendere la propria casa di 78 metri quadri per non essere cacciato, c’è chi non se lo può permettere e – se non si vincerà il ricorso presentato dai sindacati – dovrà lasciare il paese. Per il suo bene, si capisce: in terra leghista, come dice il presidente del Grifo, vivere male non è proprio ammesso.

venerdì 20 agosto 2010

Non è mai troppo tardi... (?)

Riportiamo di seguito un editoriale a firma di Filippo Rossi apparso sul magazine di FareFuturo, fondazione legata a Gianfranco Fini, dove si parla esplicitamente di "sensi di colpa" e di "sbagli" da parte di una certa destra italiana che non ha saputo alzare la testa di fronte agli atti più vergognosi di Silvio Berlusconi. Il commento più in voga è "Ma se ne accorgono solamente ora?" d'altronde le malefatte del nostro presidente del consiglio sono sotto gli occhi di tutti, tuttavia questo editoriale potrebbe essere veramente uno spartiacque affinché anche in Italia si venga a creare una destra europea, laica e liberale con la quale sia possibile (finalmente) una seria discussione politica ?




Speravamo che il berlusconismo non fosse come lo dipingevano i nemici, ma...

Non è una questione politica:
adesso, è una scelta di libertà

di Filippo Rossi
Eravamo convinti che fosse un semplice dibattito politico, il confronto tra due idee di centrodestra. Eravamo convinti che si trattasse di un normale dialogo tra idee diverse, opzioni diverse, leadership complementari. Eravamo sinceramente convinti che tutto potesse scorrere tranquillamente nei canali della democrazia interna a un partito. Era una sicurezza che derivava da una certezza cresciuta negli anni: Berlusconi non era il Caimano descritto dagli antiberlusconiani di professione; Berlusconi era un leader atipico ma liberale; Berlusconi non era uno da "editti bulgari"; certo, Berlusconi aveva tante questioni personali e aziendali (quante se ne potrebbero elencare) ma era comunque un leader con una sogno, una lucida follia; Berlusconi, insomma, non era come lo descrivevano i suoi nemici. Ed é in base a queste certezze che lo abbiamo difeso per anni, sperando nella sua capacità di spiccare il volo e diventare un grande politico, uno statista.Adesso è cambiato tutto e niente sarà più come prima. Perché nessuno ci potrà più convincere che il berlusconismo non coincida integralmente con le sue espressioni più appariscenti e drammaticamente caricaturali. Nessuno ci potrà più convincere che il berlusconismo non coincida con il dossieraggio e con i ricatti, con la menzogna che diventa strumento per attaccare scientificamente l’avversario e magari distruggerlo. Nessuno ci potrà più convincere che il berlusconismo non si nutra di propaganda stupida e intontita, di slogan, di signorsì e di canzoncine ebeti da spot pubblicitario. Ma tanto non ci proveranno nemmeno, a convincerci. E, purtroppo, il pensiero corre agli eventi passati, all'editto contro Enzo Biagi, contro Daniele Luttazzi, contro Michele Santoro. Il pensiero corre ai sensi di colpa per non aver capito prima, per non aver saputo e voluto alzare la testa. E oggi che gli editti toccano da vicino, è fin troppo facile cambiare idea. Oggi ha ragione chi dice: perché non ci avete pensato prima? Non c'è una risposta che non contempli un pizzico di vergogna. Un vergogna che, però, non prevede ora il silenzio, il ripetersi di un errore. Eravamo convinti che tutto fosse un semplice dibattito politico. Sbagliavamo. È molto, molto di più. È una questione di civiltà. Di democrazia. E di libertà. Questioni forse più grandi di noi, che impongono una scelta difficile. Intendiamoci, tutto questo poi non impedisce la “politica”, non impedisce di assumersi la responsabilità di trovare accordi per governare il paese. Si parla d’altro. Si parla di qualcosa di più. Perché quello che abbiamo visto in questi ultimi tempi, tra documenti di espulsione e attacchi sguaiati alle istituzioni che sembrano concepite come proprietà privata e non come bene pubblico, relazioni internazionali di dubbio gusto e killeraggi mediatici, per non parlare delle questioni etiche trasformate in propaganda di partito, ecco, tutto questo dimostra che c’è una distanza culturale prima di tutto. E che la scelta, a questo punto, è se stare o meno dalla parte di una politica che si possa dire davvero laica e liberale. 19 agosto 2010

martedì 17 agosto 2010

Un anno di opposizione alla Camera

Scarica l'almanacco di 12 mesi con la cronaca della nostra opposizione alla Camera. Prepariamo giorni migliori anche in Parlamento, per affermare e diffondere un’altra idea dell’Italia

ALMANACCO 12 MESI DI OPPOSIZIONE (Pdf)


Dalla ricostruzione dell’attività del nostro gruppo in questa difficile stagione, il dato che salta agli occhi è la debolezza dell’azione del governo e della sua maggioranza di fronte ad una delle fasi più complesse della vita del nostro Paese, per il suo futuro, per le inquietudini che accompagnano i tentativi di uscire dalla crisi, per il suo ruolo nel mondo. Potremmo dire che a una certa arroganza dei numeri, a un tentativo sempre più evidente di svuotare la funzione del Parlamento (con la sponda di una legge elettorale che ogni giorno di più dimostra la sua assurdità), ha corrisposto ben poco in termini di risultati e di efficacia e ha preceduto quel vero e proprio collasso del centrodestra che sta andando in scena proprio mentre andiamo in stampa.
Qui troverete provvedimento per provvedimento la nostra attività, le nostre battaglie, spesso durissime, le nostre proposte e anche i successi ottenuti, in alcuni casi di notevole importanza.
Siamo riusciti, infatti, come compete a una forza di opposizione responsabile, a cambiare e migliorare nella sostanza alcune leggi anche se alla fine dell’esame, secondo il nostro giudizio, restano sbagliate.
È stato così in febbraio, solo per fare un esempio, per il decreto che pretendeva di realizzare la società per azioni della Protezione civile e dare sponda a un sistema su cui poco dopo sono state smascherate le molte nefandezze. Lo stesso abbiamo fatto, a partire dai lavori di commissione, per la legge sulle intercettazioni, la prima delle nostre battaglie in aula alla ripresa di settembre.
Troverete anche l’attività fatta di impegni chiesti al governo attraverso le mozioni che via via hanno toccato punti fondamentali per la vita economica, sociale e culturale del Paese, per i diritti di tutti. Così come è stato con le interrogazioni e le interpellanze.
Un prezioso quanto accurato dossier realizzato dal nostro ufficio che si occupa dei rapporti con l’assemblea (disponibile sul sito del gruppo all’indirizzo www.deputatipd.it) fornisce una serie di dati di grande interesse per comprendere come si è concretizzato l’operato dell’esecutivo in Parlamento e come si è svolto il nostro lavoro. Dati che spesso sfuggono nel grande mare dell’informazione politica, sopraffatti da notizie di taglio diverso, più legato al dibattito quotidiano, spesso sterile e chiassoso.
Si può vedere che il gruppo del Pd si è confermato (i dati riguardano la legislatura dal suo inizio) il più presente in aula con percentuali di assoluto rispetto, l’81,8. Siamo stati i più presenti sia fra quelli di opposizione, sia fra tutti i gruppi (di solito questo primato viene ricoperto da chi sostiene il governo). La forte presenza in aula ci ha permesso di battere il governo 53 volte. Da ricordare le vittorie sul nostro emendamento che in pratica ha annullato il decreto salva liste o l’approvazione di una pregiudiziale di costituzionalità che ha fatto saltare un decreto che avrebbe aiutato il fenomeno dell’abusivismo in Campania.
Delle 175 leggi approvate fino alla metà di luglio – come si legge nel dossier appena citato – ben 150 sono di iniziativa governativa. Quelle nate in Parlamento non hanno quasi mai grande rilievo e raramente prevedono spesa. Si tratta nella gran parte dei casi di leggi simbolo, come le istituzioni di giornate per celebrare ricorrenze o l’istituzione di commissioni d’inchiesta. Spesso (in 18 casi su 25) sono state approvate senza passare per l’aula, con il sistema della sede legislativa in commissione. Ancora: il governo ha superato qualsiasi record licenziando ben 65 decreti (come abbiamo ricordato prima 2 sono stati bloccati in aula) e chiesto la fiducia 36 volte nelle due Camere.
Di fronte a questo quadro impressionante, testimonianza del tentativo della destra di svilire il Parlamento, il nostro gruppo ha lavorato con serietà e passione per proporre nuovi progetti per l’Italia e per affermare un’altra idea della politica.

giovedì 5 agosto 2010

15 agosto 2010: 66° anniversario dell’eccidio nazifascista di Malga Zonta

  • Scritto giovedì 5 agosto 2010 da Federico Ginato*

Cari democratici,

domenica 15 agosto ricorre il 66° anniversario dell’eccidio nazifascista di Malga Zonta. Quel giorno del 1944, 17 giovani partigiani del gruppo guidato dal Comandante Bruno Viola, che avevano trovato rifugio nella malga, furono allineati contro il muro esterno e barbaramente trucidati, sacrificio che permise ai loro compagni di sganciarsi.

Questo anniversario celebra uno dei momenti più cruenti e significativi della Resistenza sulle montagne tra Veneto e Trentino e quest’anno, oltre ad un intervento del Sindaco di Schio Luigi Dalla Via, è previsto che sia l’On. Rosy Bindi, Vice Presidente della Camera e Presidente del Partito Democratico, a tenere l’orazione ufficiale.

Per chi volesse o potesse partecipare, di seguito trovate il programma della giornata.

66° ANNIVERSARIO
DELL’ECCIDIO NAZIFASCISTA DI MALGA ZONTA

Domenica 15 agosto – Folgaria

PROGRAMMA

Ore 9.30 – Raduno a Folgaria (loc. Malga Zonta)

Ore 10.00 – Commemorazione con interventi di :

Maurizio Toller, Sindaco di Folgaria
Luigi Dalla Via, Sindaco di Schio
Giuseppe Ferrandi, Direttore Museo Storico Trentino, su “Il Parco della Memoria”

ORAZIONE UFFICIALE

On. ROSY BINDI, Vice Presidente della Camera dei Deputati

Ore 11.00 – S.MESSA AL CAMPO

Presenziano i Comuni decorati, il picchetto d’Onore e la Banda Cittadina di Cornedo Vicentino.

Ore 12:30 – Possibilità di visita alla mostra “Feuer! I grandi rastrellamenti antipartigiani dell’estate 1944 tra Veneto e Trentino” (presso Maso Spilzi a Costa di Folgaria).

*segretario provinciale del Partito Democratico

La maggioranza non c'è

Solo in 299 si fidano di Caliendo

La Camera ha respinto la mozione di sfiducia contro il sottosegretario Giacomo Caliendo, sotto inchiesta per la loggia P3. 299 voti contrari da Pdl e Lega, 229 a favore da Pd e Idv, 75 astensioni da Fli, Udc e Api. Un banco di prova che dimostra come il governo non ha più la maggioranza uscita dalle elezioni, come nota il segretario del PD, Pier Luigi Bersani: “La maggioranza non c'è. I numeri confermano che il paese non è più governato. La minaccia di Berlusconi del voto anticipato è un'arma scarica, ora Berlusconi cercherà di tirare a campare. Tenteranno con la respirazione artificiale, ma certamente non è quello che serve al paese”.

La maggioranza si è quindi fermata a 299 voti, ben al di sotto dei 316 di cui dovrebbe disporre. “299 è meno di 316, parlano i numeri. La matematica è più forte della politica - commenta Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera - In Parlamento c'è una maggioranza residuale che dovrà conquistarsi i voti volta per volta”.

Oggi alla Camera di fronte alla mozione presentata dal PD e dall’IDV è andata in scena la crisi dell’ex PDL con urla tra i deputati rimasti con Berlusconi e quelli di Fli che hanno seguito Gianfranco Fini, il nervosismo dei leghisti e l‘inedita arringa di un ministro della Giustizia in favore del suo sottosegretario, alla faccia del garantismo che rispetta la separazione dei poteri tra esecutivo e magistratura, tutta all’insegna della contestazione alle indagini in corso.

Il Guardasigilli Angelino Alfano ha fatto lo scudo al sottosegretario indagato: “Noi difendiamo Caliendo, difendendo con lui un principio, quello della non colpevolezza, e un valore scritto nella Costituzione, quello della legalità. E consapevoli che oggi alcuni tra i colleghi, molti lo faranno per disciplina di partito, non voteranno secondo la propria coscienza ma piegheranno all’utilità parlamentare di un giorno, al tatticismo parlamentare di un giorno, un alto e nobile principio», dice il ministro della Giustizia.
Paradossalmente ha spiegato di non voler entrare nel merito ma poi ha smontato il lavoro delle toghe, derubricando la P3 a "costruzione di taluni pm" e stavolta rende chiaro il destinatario dell’ammonimento sulle conseguenze politiche del voto sulla sfiducia a Caliendo.

"E' incredibile che un ministro di grazia e giustizia dia le sentenze in Parlamento mettendo la propria voce sopra delle indagini in corso, indagini che vanno rispettate - dice al tg3 Pier Luigi Bersani - Ancora una volta c'è un governo che non conosce le regole basilari".

Separati in Aula, tra urla e risse.All’interno della maggioranza si è sfiorata la rissa, sia verbale sia fisica. Ha cominciato il premier Berlusconi a cena con le deputate del PDL: “L’astensione è una scelta senza senso, un grave errore politico. O si vota la sfiducia a Caliendo e non si capisce il motivo, oppure se si sostiene il governo si vota la fiducia e basta”.
Poi Marco Martinelli (Pdl) e Aldo Di Biagio (Fli) dopo un diverbio si danno appuntamento nei corridoi alle spalle dell’aula per proseguire il “chiarimento”. A sedare i duellanti alcuni commessi e alcuni colleghi dei due gruppi...

La separazione fa più male del previsto come ha indicato il capogruppo PD, Dario Franceschini, intervenendo per la dichiarazione di voto sulla mozione di sfiducia a Caliendo: "Presidente Berlusconi si chieda: nel 1994 e per molti anni sul palco eravate lei, Fini e Casini. Si chieda perché su quel palco è rimasto da solo. Si chieda perché chi ha in mente un centrodestra normale, un centrodestra europeo ad un certo punto per forza deve rinunciare a lavorare con lei. Si chieda, on. Berlusconi, che drammatica prova di debolezza, prova di fine corsa, non rispondere politicamente alle critiche come fanno i veri leader, ma rispondere soltanto con l'arroganza del padrone che caccia chi disubbidisce,mostrando dei muscoli che non ha più”.


Franceschini, nel suo intervento, ha delineato un governo al tramonto, con una situazione fallimentare sulle stesse riforme annunciate e non attuate.
Dopo avere definito la nascita di Fli "un dato politico rilevantissimo, come l'astensione di oggi - ha affermato - la maggioranza uscita dalle elezioni non c'è più. C'è una maggioranza residuale che dovrà conquistarsi la sopravvivenza volta per volta, con le astensioni sui singoli emendamenti. E' iniziata la seconda parte della legislatura e sarà tutta diversa. Non sappiamo quanto durerà. Ma, on.le Berlusconi, non pensi di spaventare tutti minacciando le elezioni: ridotti come siete a brandelli le perdereste! Si ricordi che lei può dare le dimissioni e il giorno che lei lo farà sarà il giorno della sua resa e della nostra vittoria. Ma un minuto dopo le dimissioni lei esce di scena e la parola passa al capo dello Stato e al Parlamento e noi che sappiamo che sarebbe folle tornare a votare per la terza volta con questa legge elettorale - questa porcata come l'avete chiamata - faremo ogni battaglia per tornare a votare con una legge diversa. Nostro obiettivo è riconsegnare l'Italia ad un confronto normale e civile".

Per quanto riguarda la mozione Franceschini ha respinto le letture "tattiche e dietrologiche" sottolineando che si tratta di una "battaglia di valori e legalità". Nessun giustizialismo, ha detto chiedendo se è possibile non presentare dimissioni quando un sottosegretario ha tra l'altro fatto pressioni sulla Corte Costituzionale.

Le reazioni nel PD.
Dopo la votazione con il Tg3 Bersani affronta la prospettiva di uno scenario politico che è cambiato: “Da oggi cambia il film perché ci troviamo di fronte a una situazione che presenta tutte le condizioni per una crisi di governo. E' curioso che a difendere strenuamente il governo, Berlusconi e anche la tetragona volontà di Caliendo di stare al suo posto e' rimasta solo la Lega, che aveva fatto della legalità il suo tema clou. La Lega si trova a reggere il moccolo a tutti quelli". E su un governo di transizione ribadisce: “Serve un governo a tempo per occuparsi della riforma elettorale, del lavoro e di bonificare le norme che hanno consentito un'autostrada alla corruzione. Non ho mai fatto nomi: né per includerli, né per escluderli. Tocca al presidente della Repubblica".
Meglio allearsi con il terzo polo che con Di Pietro? “Il meglio è accorciare le distanze tra tutte le forze dell'opposizione. Io lavoro per questo: per un'alleanza di governo solida con un cerchio più largo di difesa delle regole del gioco che il berlusconismo mette in discussione.



Con il terzo polo, aggiunge il segretario democratico, "c'e' una battaglia costituzionale e democratica da fare. Che poi questo sia un viatico per altre possibilità, lo vedremo", aggiunge il leader del Pd.
Intanto la Camera chiude i battenti fino all’8 settembre. Poi “noi dovremo fare l'opposizione, farla bene, anche se fare opposizione al tempo del berlusconismo non e' una partita semplice. Ci vuole piu' generosità da parte di tutti. Il nostro progetto- conclude- e' per l'alternativa. Non per il nulla”.

"E' un governo con l'acqua alla gola, minoranza alla Camera, che si rifiuta di prendere atto che la maggioranza non c'è più”.
Questo il commento di David Sassoli, presidente della delegazione del Pd al Parlamento europeo, dopo il voto sul sottosegretario Caliendo.
“Da Montecitorio rimbalza in Europa l'immagine di un governo ormai alla deriva, non in grado di affrontare la crisi economica, stordito dalla questione morale, intenzionato solo a emulare Sansone. Il voto della Camera dovrebbe spingere il presidente del Consiglio a prendere atto che la maggioranza uscita dalle elezioni non c'è più e che il governo non è in grado di assicurare stabilità al Paese. Occorre voltare pagina, anche se sappiamo che è difficile chiedere responsabilità a chi ha sempre anteposto i propri interessi a quelli del Paese. E' chiaro comunque - conclude Sassoli - che la crisi è ormai aperta. Speriamo solo che non pesi troppo su un Paese piegato da scelte irresponsabili”.


Ma.Lau.

sabato 24 luglio 2010

Lega Nord e 'Ndrangheta, quando la poltrona comanda.

Ci eravamo appena posti questa domanda "Leghisti ma dove eravate?" e adesso ecco la risposta:

Si tratta di Angelo Ciocca. Il politico, non indagato, avrebbe traghettato i voti del Carroccio su un candidato delle cosche. Con il padrino si è incontrato a Pavia. Chi lo conosce lo definisce “furbo”. Il suo motto, riportato sul suo sito, è: “Fare per la nostra gente”. Gente padana naturalmente, perché il consigliere regionale Angelo Ciocca, classe ’75, in politica dal 1996, è leghista da sempre. Eppure le carte dell’inchiesta sulla ‘ndrangheta in Lombardia raccontano qualcos’altro. Raccontano dei suoi rapporti diretti con l’avvocato Pino Neri, massone dichiarato e soprattutto boss di primissimo piano finito in carcere nel maxi blitz del 13 luglio. I due, nella primavera del 2009, sono stati filmati dai carabinieri (vedi immagini sotto) mentre si incontravano per discutere di pacchetti di voti da dirottare su un candidato gradito alle cosche.

La Lega nord e la mafia, dunque. Una novità assoluta che imbarazza il Carroccio tanto da spingere la Padania di oggi a polemizzare con La Stampa rea di aver scritto che la ‘ndrangheta ha conquistato anche i Comuni governati della Lega. Sul quotidiano leghista si parla di “allucinazioni” e di “insinuazioni”. Da adesso però il problema non sono più i giornali. Ma le 3000 pagine della richiesta di arresto dei magistrati milanesi in cui si descrivono i rapporti – certi – tra il padrino e Ciocca (ad oggi non indagato) per far confluire i voti leghisti su Francesco Rocco Del Prete, candidato della ‘ndrangheta (poi non eletto) alle comunali 2009 di Pavia.

Un bel pasticcio per l’enfant prodige padano in queste ore a rapporto da Giancarlo Giorgetti, responsabile degli Enti locali del Carroccio, e suo sponsor politico. Una riunione privatissima, che precede l’imminente summit di domani nella sede di via Bellerio, dove, molto probabilmente, al consigliere sarà chiesto ufficialmente di dimettersi. Interpellato da ilfattoquotidiano.it il viceministro delle Infrastrutture, Roberto Castelli, infatti dice: ” Se qualcuno non è immacolato sarà espulso immediatamente”. E poi, come molti altri funzionari, prende le distanze da Ciocca. “Personalmente non lo conosco. Non l’ho mai sentito”, aggiunge lasciando via Bellerio, dove ha appena incontrato Bossi.

Neri giuseppe bossTorniamo allora a quel 2009. All’epoca Ciocca è assessore provinciale pavese alle Attività produttive. Una poltrona che però lascierà presto per migrare verso il Pirellone. Alle ultime elezioni di maggio 18.910 preferenze lo spingono direttamente in Consiglio regionale, primo fra gli eletti. Un bel colpo per un ragazzo di appena 35 anni, originario di San Genesio e Uniti, paesino a due passi da Pavia. Poco più di 3.000 anime e un gran numero di ville in stile hollywoodiano. Un bel posto, insomma, che in appena quattro anni ha sfornato un consigliere regionale e addirittura un senatore della Repubblica. Roberto Giovanni Mura, oltre che primo cittadino di San Genesio, siede, infatti, a palazzo Madama tra i banchi della Lega nord. E proprio gli uffici comunali nei giorni scorsi sono stati visitati dagli uomini della Dia di Milano. Gli investigatori hanno portato via diverse carte tra cui la variante della strada Vigentina che prevede una glosissima speculazione edilizia.

I rapporti tra il consigliere e il padrino della ‘ndrangheta iniziano così nel giugno 2009, quando “Neri – annotano i magistrati – ha assoluta necessità di far eleggere alle consultazioni elettorali di Pavia un proprio uomo, Rocco Del Prete, e a tal fine si rivolge a Ciocca”. E che Del Prete sia persona vicina alla cosca non vi è dubbio. Sarà lui, infatti, a incontrare il deputato azzurro Giancarlo Abelli per proporgli il piano politico della mafia. “Rocco Del Prete – si legge nella richiesta d’arresto – è stato candidato nella lista Rinnovare Pavia facente capo a Ettore Filippi Filippi“. E ancora: “Del Prete era candidato nella piena disponibilità di Pino Neri

Su quelle comunali c’è, però, un problema. La Lega nord si è messa di traverso e non vuole Del Prete. Questo il motivo per cui il boss Pino Neri intensifica i suoi rapporti con Ciocca, arrivando al punto di promettergli in cambio dell’appoggio elettorale un appartamento nel centro di Pavia a prezzo di favore. Scrivono i magistrati: “Neri si premurava di assicurare al suo interlocutore girando a questo le garanzie a lui date da Ciocca”, mettendo in evidenza “l’incertezza del momento”.

Nei giorni successivi un uomo vicino al boss sente il politico. Del contenuto della conversazione ne parla con lo stesso Neri. “Mi ha detto: non ti preoccupare che adesso noi rompiamo le palle ancora”. Cioé Ciocca farà pressione sui vertici locali del Carroccio per favorire la candidatura di Del Prete. Le parole confortano il boss. “Se Angelo Ciocca vi dice in quel modo io non ho motivo di dubitare che loro romperanno le palle”. Il politico leghista viene sentito anche da Del Prete che poi riferisce al boss: “Ciocca gli avrebbe assicurato che stanno facendo una manovra per farlo rientrare, ma non gliel’ha spiegata anche se ha assicurato che lo avrebbe richiamato per dargli la lieta notizia”.

E del resto il capo della ‘ndrangheta pavese con Angelo Ciocca ha interessi comuni “avendolo coinvolto – scrivono i magistrati – in belle operazioni immobiliari”, tanto da volergli dare “a basso prezzo l’appartamentino di Medigliani”. Si tratta di una casa in piazza Petrarca a Pavia, luogo dove, dopo contatti telefonici tra Neri e Ciocca, avviene l’incontro tra i due. All’appuntamento, però, si presentano anche i carabinieri. I militari filmano i due assieme a un altro uomo. E annotano: “I tre dopo aver conversato dinanzi all’ingresso si allontanavano recandosi tutti all’interno dell’istituto Monte dei Paschi di Siena”. Banche, politica e affari. La ‘ndrangheta è “democratica” e per comandare non fa distinzioni di partito. Ciò che conta è stare con chi è al governo. Forse anche per questo,ieri, il ministro dell’Interno, Bobo Maroni, è sembrato rompere gli indugi e ha detto: “Non guarderemo in faccia a nessuno”.


da:ilfattoquotidiano.it

venerdì 23 luglio 2010

Il governo Berlusconi ammanetta la sicurezza

Erano un migliaio davanti al Parlamento per protestare contro i tagli indiscriminati e lineari sulla sicurezza. Rappresentanti della Polizia, Vigili del fuoco, Corpo forestale, Cocer Guardia di Finanza e Aeronautica indignati per una manovra finanziaria che non garantisce nessun sviluppo ma mortifica e rende sempre più insicuro il posto di lavoro. Tanta dignità sotto il caldo dei 40 gradi romani e grida “vergogna, vergogna”, tutto sotto il controllo a vista dai loro “colleghi” che presidiavano Piazza Montecitorio.

Difficilmente ora la Questura potrà giocare sui numeri dei presenti. I rappresentanti delle forze dell'ordine mostravano nastri neri al braccio ed epitaffi in segno di lutto: “oggi il Paese è in lutto, perché è morta la sicurezza”.

“Chiediamo al governo – ha spiegato il segretario del sindacato di Polizia Sap, Nicola Tanzi - che si intervenga attraverso l'interpretazione della norma relazione tecnica di accompagnamento alla manovra. È vero che il governo ha blindato il decreto, ma siamo fiduciosi che si possa ancora intervenire”. In ballo c'è una questione di non poco conto: la sicurezza dei cittadini “già minata con i tagli operati dalla precedente manovra fiscale”.

Tra i manifestanti è arrivato anche Enrico Letta, vice segretario del Pd. “La sicurezza – ha dichiarato il leader democratico esprimendo il proprio sostegno alla protesta degli esponenti delle forze dell'ordine - è la prima vittima della manovra e del ddl sulle intercettazioni".

"Se il governo – ha continuato il vicesegretario Pd – ha problemi di tempi, siamo disposti noi, come Pd, a farci carico dei tempi per cambiare la manovra sulle cose che vanno cambiate. Oppure subito dopo faccia un decreto che corregga la manovra su interventi come questo della sicurezza che per noi sono storture insostenibili".

Anche Emanuele Fiano, presidente del forum Sicurezza del Partito Democratico, era presente in Piazza Montecitorio per portare la solidarietà del Pd alle centinaia di poliziotti e militari che partecipavano alla manifestazione.

“Siamo intervenuti – ha dichiarato Fiano - anche nell’aula dei deputati per portare la nostra solidarietà a quanti, ogni giorno, a rischio della propria vita, difendono sul territorio nazionale e non solo i principi della Costituzione e si sentono oggi umiliati e offesi dai tagli sconsiderati compiuti dal governo”.

Ora, oltre al lavoro di opposizione in Aula, c'è da sperare che a Berlusconi giunga “l'intercettazione” della protesta delle forze di polizia: queste sì che sono atti rilevanti.

“Le bandiere di tutti i sindacati del settore sicurezza stanno sventolando da stamattina in piazza Montecitorio. La manifestazione unitaria di Siulp, Sap, Ugl Polizia di Stato, Siap, i sindacati della polizia penitenziaria e i Cocer delle Forze Armate contro i tagli della manovra economica dimostra l’abbandono di questo governo verso chi si occupa dell’incolumità dei cittadini”. Lo ha detto Rosa Villecco Calipari, partecipando alla protesta davanti alla Camera.

“Anche oggi – ha sottolineato Calipari - è arrivato il plauso del ministro Maroni per l'operazione condotta nei confronti di uno dei clan più pericolosi della 'ndrangheta”.

“Caro ministro – ha concluso la vicepresidente - ben vengano i complimenti, ma questa manovra va a pesare sul comparto con un contributo dell'11%. Chiusura di commissariati, diminuzione delle volanti sul territorio, abbassamento alla lotta all'immigrazione clandestina e, in contemporanea, allungamento dei tempi per le richieste di soggiorno che consentono l’inserimento degli stranieri che onestamente lavorano nel nostro Paese. Questa è la politica del governo Berlusconi, le promesse e gli elogi non possono nasconderla”.

A.Dra da partitodemocratico.it

Il Partito Democratico non resta a guardare.