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sabato 24 luglio 2010

Lega Nord e 'Ndrangheta, quando la poltrona comanda.

Ci eravamo appena posti questa domanda "Leghisti ma dove eravate?" e adesso ecco la risposta:

Si tratta di Angelo Ciocca. Il politico, non indagato, avrebbe traghettato i voti del Carroccio su un candidato delle cosche. Con il padrino si è incontrato a Pavia. Chi lo conosce lo definisce “furbo”. Il suo motto, riportato sul suo sito, è: “Fare per la nostra gente”. Gente padana naturalmente, perché il consigliere regionale Angelo Ciocca, classe ’75, in politica dal 1996, è leghista da sempre. Eppure le carte dell’inchiesta sulla ‘ndrangheta in Lombardia raccontano qualcos’altro. Raccontano dei suoi rapporti diretti con l’avvocato Pino Neri, massone dichiarato e soprattutto boss di primissimo piano finito in carcere nel maxi blitz del 13 luglio. I due, nella primavera del 2009, sono stati filmati dai carabinieri (vedi immagini sotto) mentre si incontravano per discutere di pacchetti di voti da dirottare su un candidato gradito alle cosche.

La Lega nord e la mafia, dunque. Una novità assoluta che imbarazza il Carroccio tanto da spingere la Padania di oggi a polemizzare con La Stampa rea di aver scritto che la ‘ndrangheta ha conquistato anche i Comuni governati della Lega. Sul quotidiano leghista si parla di “allucinazioni” e di “insinuazioni”. Da adesso però il problema non sono più i giornali. Ma le 3000 pagine della richiesta di arresto dei magistrati milanesi in cui si descrivono i rapporti – certi – tra il padrino e Ciocca (ad oggi non indagato) per far confluire i voti leghisti su Francesco Rocco Del Prete, candidato della ‘ndrangheta (poi non eletto) alle comunali 2009 di Pavia.

Un bel pasticcio per l’enfant prodige padano in queste ore a rapporto da Giancarlo Giorgetti, responsabile degli Enti locali del Carroccio, e suo sponsor politico. Una riunione privatissima, che precede l’imminente summit di domani nella sede di via Bellerio, dove, molto probabilmente, al consigliere sarà chiesto ufficialmente di dimettersi. Interpellato da ilfattoquotidiano.it il viceministro delle Infrastrutture, Roberto Castelli, infatti dice: ” Se qualcuno non è immacolato sarà espulso immediatamente”. E poi, come molti altri funzionari, prende le distanze da Ciocca. “Personalmente non lo conosco. Non l’ho mai sentito”, aggiunge lasciando via Bellerio, dove ha appena incontrato Bossi.

Neri giuseppe bossTorniamo allora a quel 2009. All’epoca Ciocca è assessore provinciale pavese alle Attività produttive. Una poltrona che però lascierà presto per migrare verso il Pirellone. Alle ultime elezioni di maggio 18.910 preferenze lo spingono direttamente in Consiglio regionale, primo fra gli eletti. Un bel colpo per un ragazzo di appena 35 anni, originario di San Genesio e Uniti, paesino a due passi da Pavia. Poco più di 3.000 anime e un gran numero di ville in stile hollywoodiano. Un bel posto, insomma, che in appena quattro anni ha sfornato un consigliere regionale e addirittura un senatore della Repubblica. Roberto Giovanni Mura, oltre che primo cittadino di San Genesio, siede, infatti, a palazzo Madama tra i banchi della Lega nord. E proprio gli uffici comunali nei giorni scorsi sono stati visitati dagli uomini della Dia di Milano. Gli investigatori hanno portato via diverse carte tra cui la variante della strada Vigentina che prevede una glosissima speculazione edilizia.

I rapporti tra il consigliere e il padrino della ‘ndrangheta iniziano così nel giugno 2009, quando “Neri – annotano i magistrati – ha assoluta necessità di far eleggere alle consultazioni elettorali di Pavia un proprio uomo, Rocco Del Prete, e a tal fine si rivolge a Ciocca”. E che Del Prete sia persona vicina alla cosca non vi è dubbio. Sarà lui, infatti, a incontrare il deputato azzurro Giancarlo Abelli per proporgli il piano politico della mafia. “Rocco Del Prete – si legge nella richiesta d’arresto – è stato candidato nella lista Rinnovare Pavia facente capo a Ettore Filippi Filippi“. E ancora: “Del Prete era candidato nella piena disponibilità di Pino Neri

Su quelle comunali c’è, però, un problema. La Lega nord si è messa di traverso e non vuole Del Prete. Questo il motivo per cui il boss Pino Neri intensifica i suoi rapporti con Ciocca, arrivando al punto di promettergli in cambio dell’appoggio elettorale un appartamento nel centro di Pavia a prezzo di favore. Scrivono i magistrati: “Neri si premurava di assicurare al suo interlocutore girando a questo le garanzie a lui date da Ciocca”, mettendo in evidenza “l’incertezza del momento”.

Nei giorni successivi un uomo vicino al boss sente il politico. Del contenuto della conversazione ne parla con lo stesso Neri. “Mi ha detto: non ti preoccupare che adesso noi rompiamo le palle ancora”. Cioé Ciocca farà pressione sui vertici locali del Carroccio per favorire la candidatura di Del Prete. Le parole confortano il boss. “Se Angelo Ciocca vi dice in quel modo io non ho motivo di dubitare che loro romperanno le palle”. Il politico leghista viene sentito anche da Del Prete che poi riferisce al boss: “Ciocca gli avrebbe assicurato che stanno facendo una manovra per farlo rientrare, ma non gliel’ha spiegata anche se ha assicurato che lo avrebbe richiamato per dargli la lieta notizia”.

E del resto il capo della ‘ndrangheta pavese con Angelo Ciocca ha interessi comuni “avendolo coinvolto – scrivono i magistrati – in belle operazioni immobiliari”, tanto da volergli dare “a basso prezzo l’appartamentino di Medigliani”. Si tratta di una casa in piazza Petrarca a Pavia, luogo dove, dopo contatti telefonici tra Neri e Ciocca, avviene l’incontro tra i due. All’appuntamento, però, si presentano anche i carabinieri. I militari filmano i due assieme a un altro uomo. E annotano: “I tre dopo aver conversato dinanzi all’ingresso si allontanavano recandosi tutti all’interno dell’istituto Monte dei Paschi di Siena”. Banche, politica e affari. La ‘ndrangheta è “democratica” e per comandare non fa distinzioni di partito. Ciò che conta è stare con chi è al governo. Forse anche per questo,ieri, il ministro dell’Interno, Bobo Maroni, è sembrato rompere gli indugi e ha detto: “Non guarderemo in faccia a nessuno”.


da:ilfattoquotidiano.it

venerdì 23 luglio 2010

Il governo Berlusconi ammanetta la sicurezza

Erano un migliaio davanti al Parlamento per protestare contro i tagli indiscriminati e lineari sulla sicurezza. Rappresentanti della Polizia, Vigili del fuoco, Corpo forestale, Cocer Guardia di Finanza e Aeronautica indignati per una manovra finanziaria che non garantisce nessun sviluppo ma mortifica e rende sempre più insicuro il posto di lavoro. Tanta dignità sotto il caldo dei 40 gradi romani e grida “vergogna, vergogna”, tutto sotto il controllo a vista dai loro “colleghi” che presidiavano Piazza Montecitorio.

Difficilmente ora la Questura potrà giocare sui numeri dei presenti. I rappresentanti delle forze dell'ordine mostravano nastri neri al braccio ed epitaffi in segno di lutto: “oggi il Paese è in lutto, perché è morta la sicurezza”.

“Chiediamo al governo – ha spiegato il segretario del sindacato di Polizia Sap, Nicola Tanzi - che si intervenga attraverso l'interpretazione della norma relazione tecnica di accompagnamento alla manovra. È vero che il governo ha blindato il decreto, ma siamo fiduciosi che si possa ancora intervenire”. In ballo c'è una questione di non poco conto: la sicurezza dei cittadini “già minata con i tagli operati dalla precedente manovra fiscale”.

Tra i manifestanti è arrivato anche Enrico Letta, vice segretario del Pd. “La sicurezza – ha dichiarato il leader democratico esprimendo il proprio sostegno alla protesta degli esponenti delle forze dell'ordine - è la prima vittima della manovra e del ddl sulle intercettazioni".

"Se il governo – ha continuato il vicesegretario Pd – ha problemi di tempi, siamo disposti noi, come Pd, a farci carico dei tempi per cambiare la manovra sulle cose che vanno cambiate. Oppure subito dopo faccia un decreto che corregga la manovra su interventi come questo della sicurezza che per noi sono storture insostenibili".

Anche Emanuele Fiano, presidente del forum Sicurezza del Partito Democratico, era presente in Piazza Montecitorio per portare la solidarietà del Pd alle centinaia di poliziotti e militari che partecipavano alla manifestazione.

“Siamo intervenuti – ha dichiarato Fiano - anche nell’aula dei deputati per portare la nostra solidarietà a quanti, ogni giorno, a rischio della propria vita, difendono sul territorio nazionale e non solo i principi della Costituzione e si sentono oggi umiliati e offesi dai tagli sconsiderati compiuti dal governo”.

Ora, oltre al lavoro di opposizione in Aula, c'è da sperare che a Berlusconi giunga “l'intercettazione” della protesta delle forze di polizia: queste sì che sono atti rilevanti.

“Le bandiere di tutti i sindacati del settore sicurezza stanno sventolando da stamattina in piazza Montecitorio. La manifestazione unitaria di Siulp, Sap, Ugl Polizia di Stato, Siap, i sindacati della polizia penitenziaria e i Cocer delle Forze Armate contro i tagli della manovra economica dimostra l’abbandono di questo governo verso chi si occupa dell’incolumità dei cittadini”. Lo ha detto Rosa Villecco Calipari, partecipando alla protesta davanti alla Camera.

“Anche oggi – ha sottolineato Calipari - è arrivato il plauso del ministro Maroni per l'operazione condotta nei confronti di uno dei clan più pericolosi della 'ndrangheta”.

“Caro ministro – ha concluso la vicepresidente - ben vengano i complimenti, ma questa manovra va a pesare sul comparto con un contributo dell'11%. Chiusura di commissariati, diminuzione delle volanti sul territorio, abbassamento alla lotta all'immigrazione clandestina e, in contemporanea, allungamento dei tempi per le richieste di soggiorno che consentono l’inserimento degli stranieri che onestamente lavorano nel nostro Paese. Questa è la politica del governo Berlusconi, le promesse e gli elogi non possono nasconderla”.

A.Dra da partitodemocratico.it

Il Partito Democratico non resta a guardare.